Manovra 2020: salta la proroga della cedolare al 21% sulle locazioni commerciali.

Colpo di scena in commissione Bilancio al Senato: gli emendamenti a conferma della cedolare secca sulla locazione di immobili commerciali vengono bocciati e la misura salta.

A quanto pare la tassazione sulle locazioni commerciali a partire dal 2020 tornerà alle aliquote ordinarie.

Infatti la cedolare secca per i negozi sembra destinata a non avere futuro, dal momento che gli emendamenti che contenevano la proroga sono stati bocciati in commissione di Bilancio al Senato e sono state ritirate le proposte analoghe.

Cos'è la cedolare secca sulla locazione di immobili commerciali?

La Manovra 2019 ha esteso la possibilità di applicare il regime fiscale sostitutivo della cedolare secca al 21% ai nuovi contratti di affitto ad uso commerciale stipulati entro il 31 dicembre 2019 che abbiano come oggetto unità immobiliari classificate nella categoria catastale C/1, cioè negozi e botteghe, e alle relative pertinenze.

Per avere diritto alla scelta della cedolare:

  • il bene deve soddisfare un vincolo di superficie: l'immobile non può superare i 600 m² (escluse le pertinenze, che non vengono conteggiate);
  • le parti coinvolte non devono avere, alla data del 15 ottobre 2018, già in corso per lo stesso immobile un contratto non scaduto, interrotto anticipatamente rispetto alla scadenza naturale.

Di recente l'Agenzia delle Entrate ha anche manifestato un'apertura rispetto ai requisiti, precisando con la risposta all'interpello 297/2019 che se un contratto di locazione termina la scadenza naturale nel 2019, il locatore può optare per il regime fiscale della cedolare secca in sede di eventuale proroga, dato che questa viene considerata come un contratto di locazione stipulato nell'anno in corso.

Qual è lo scopo della cedolare secca sulle locazioni commerciali?

Il proprietario di un negozio che stipula un contratto a cedolare secca, ha alcuni vantaggi fiscali che, secondo le stime di Confedilizia, si traducono per lui in un risparmio medio tra i 1.000 e i 2.800 euro annui.

Nel dettaglio:

  • i redditi provenienti dall’affitto del negozio non concorrono alla formazione dell’importo per il calcolo dell’Irpef, ma vengono tassati mediante un’aliquota di vantaggio a parte;
  • si evita il pagamento dell’imposta di registro e bollo;
  • si evita il pagamento delle tasse legate a risoluzioni e proroghe dei contratti di locazione.

Perciò è chiaro che l'opzione del regime di tassazione agevolato sui locali commerciali è una misura che è stata attuata per incentivare la loro locazione, vivacizzare l’economia locale e controllare meglio le tassazioni, limitando il fenomeno degli affitti in nero.

La decisione del Governo.

Il sistema è avviato da poco tempo e una proroga è indispensabile per vedere i risultati che questo strumento può realmente raggiungere.

Tuttavia al momento il Governo ha deciso di far saltare l’aliquota al 21% sull'affitto dei negozi.

Questo vuol dire che sui contratti di locazione stipulati dal 2020 si tornerebbe alla tassazione secondo le normali aliquote Irpef, più le addizionali locali e l’imposta di registro, «per un carico totale che può superare il 48% del canone», come protesta il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa.

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